Rischi da immersione

I pericoli legati all’immersione comprendono la malattia da decompressione, l’ebrezza da azoto, l’embolia gassosa arteriosa e lesioni craniche.
Per prevenirli, è essenziale seguire i tempi di risalita, rispettare le soste obbligatorie, evitare di prendere voli entro le 15-24 ore successive all’immersione, riconoscere e evitare le condizioni rischiose come scarsa visibilità e forti correnti, non fare immersioni da soli o in stato di alterazione dovuta a sedativi, sostanze stupefacenti o alcol.
La narcosi da azoto può essere mitigata mantenendo una profondità moderata, evitando acque fredde e mantenendo una buona condizione fisica.

photography of two persons underwater

Inoltre, è consigliato mantenere una buona forma fisica aerobica, evitare temperature basse e sottoporsi a controlli medici per valutare l’idoneità all’attività subacquea. In caso di aumento di profondità, la pressione aumenta a causa del volume d’acqua sovrastante. Tale pressione può causare la malattia da decompressione, (conosciuta anche con l’acronimo MDD), caratterizzata dalla formazione di pericolose bolle d’azoto nel corpo a causa della pressione elevata in acqua. Normalmente, l’azoto viene espulso, ma durante l’immersione può accumularsi e generare narcosi da azoto.L’eccesso di azoto sotto pressione elevata si deposita in forma liquida nel sangue e nei tessuti, liberandosi sotto forma gassosa durante la risalita e causando la formazione delle bolle d’azoto.
Durata, profondità, temperatura dell’acqua e velocità di risalita sono fattori che possono influenzare la sindrome da decompressione.

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